23 settembre 2020

Elezioni del 22 settembre: una riflessione sull’impatto locale

Succede di non condividere un voto, ma bisogna sempre saperlo accettare perché rappresenta la volontà di una comunità. Però il voto va anche analizzato e capito, soprattutto andrebbe sfruttato come insegnamento per non continuare a commettere gli stessi errori.

Partiamo però da ciò che è accaduto a Solesino dove si è giocata una partita nella partita per queste elezioni regionali nelle quali abbiamo avuto addirittura un assessore, Luana Levis, candidata come consigliere regionale nelle file di Fratelli D’Italia. Prima volta per Solesino. Ovviamente si pensava che tutta la maggioranza comunale la sostenesse, ma ben presto si è capito che così non sarebbe stato. Anzi, sembra sia nata una vera e propria faida interna all’amministrazione con la Levis impegnata soprattutto a schivare il fuoco amico e Bentani impegnatissimo a sostenere il sindaco di un altro comune. Il risultato per Solesino è ancora una volta desolante: la Levis raccoglie soltanto 168 preferenze nel suo comune, dove da oltre due anni lavora come assessore. Insomma, una vera e propria bocciatura. Dall’altra parte il candidato di Bentani, il sindaco di Carceri Businaro, raccoglie la miseria di 53 preferenze. Dei 1299 voti che portarono questa amministrazione nel 2018 a vincere a Solesino non vi è praticamente più traccia. Zero peso politico per una Giunta che invece di pensare solo a far feste dovrebbe cominciare a fare ciò per cui è pagata: amministrare.

Vi è, inoltre, l’aspetto politico: può una Giunta lacerata al suo interno, in pieno contrasto di obiettivi e idee amministrative, continuare a reggere il Comune così come nulla fosse accaduto? Forse servirebbe uno scatto d’orgoglio da parte di qualcuno e maggiore chiarezza nei confronti dei cittadini che meritano risposte per quanto accaduto in queste settimane nelle quali i loro interessi sono stati accantonati per logiche di affermazione politica.

Comunque, una cosa è sicura, in Veneto ha vinto Luca Zaia. Non hanno vinto la lega e tantomeno i candidati consiglieri del suo listino. Alcuni numeri per comprendere bene la cosa: Zaia ha ottenuto come candidato governatore 1.882.451 voti, il 76,8%; il listino che portava il suo nome ha raggiunto 915.359 voti, il 44,6%; la lega si è fermata ad un terzo, 347.501 voti, il 16,9%. Si potrebbe pensare che qualcuno dei candidati consiglieri abbia trainato il listino Zaia, ma se si va a vedere le preferenze, queste sono in realtà relativamente poche, ad esempio nella circoscrizione di Padova il primo classificato è Boron con 6.560 preferenze, niente di impressionante.

Insomma, ha vinto Zaia e per chi non condivide quella idea amministrativa la cosa risulta quasi irrazionale per la vastità del consenso ottenuto e per la reale pochezza di quanto fatto almeno nel nostro territorio, la Bassa padovana. Andrebbe ricordato che la maggioranza Zaia in Regione ha introdotto la possibilità del terzo mandato prima non possibile; ha praticamente chiuso l’unico nostro ospedale, Schiavonia, che dovrebbe servire circa 180 mila persone; da anni promette la Statale 10 che rimane solo un bel miraggio; ha incentivato la cementificazione del territorio deturpandolo forse irrimediabilmente. Insomma, nulla per il nostro territorio, ma nonostante questo il voto lo premia. 

Va detto che è stata un’elezione stranissima e difficile, con una sovraesposizione mediatica di Zaia impressionante grazie alle sue conferenze stampa giornaliere e la mancanza di dibattiti pubblici con gli altri candidati. La pandemia Covid-19 gestita grazie alle indicazioni del dott. Crisanti alla fine è apparsa come la grande vittoria di Zaia che invece all’inizio della crisi dimostrò di capirne gran poco con dichiarazioni assurde. Infine, vi è un apprezzamento culturale per una certa linea che qui in Veneto piace a prescindere da tutto il resto e che difficilmente si potrà scalfire.

Dall’altra parte, gran poco dal punto di vista del consenso elettorale, 385.420 voti per Lorenzoni, il 15,72%. Proposte nuove sicuramente; un candidato del territorio e non calato dall’alto; un’idea di civismo progressista che sarà minoranza in questa regione per chissà quanto ancora, ma che potrebbe comunque esprimere sentimenti e proposte, se ancora una volta tutto non verrà sprecato abbandonando il campo dalla lotta politica. Si auspica quindi sia l’inizio di qualcosa e non come sempre solo una cocente sconfitta. Perché questo possa succedere serve mettere da parte divisioni e personalismi e ricominciare a lavorare nei territori facendo rete e sostenendo quelle iniziative politiche locali che si battono per portare avanti un’idea di amministrazione differente.




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